Non sono un teorico delle tecnologie didattiche. Mai letto nulla dei grandi teorici dell'insegnamento. Mai frequentato corsi del genere. Sono entrato nel mondo della scuola partecipando ai concorsi del 1983-84. Venivo dall'azienda privata e volevo tornare a casa. Feci quello di elettronica e ricordo tutta l'avventura dello scritto. La traccia era non so dire se semplice o difficilissima, strano eh? Comunque, un gruppo di noi si era dato appuntamento alle 12 nel bagno della scuola dove si svolgeva il concorso. Io avevo già imbastito un compito che mi sembrava già abbastanza fattibile. Molti miei amici, invece, stavano nella paranoia più nera. Io dissi la mia e, credo, a molti si accese la lampadina, anzi il led. Si sbloccarono, anzi, alla fine alcuni di loro mi superarono pure nel voto. Io ebbi 19/20, alcuni 20/20. Venivo da nessuna esperienza di insegnamento o quasi, gli altri da lungo precariato. L'aver "passato il compito" mi portò dai primi posti al 19-esimo, quasi tutti ex equo ma con maggiore punteggio di base. Ma vabbuò, ci può stare. Potei sciegliere qualunque scuola.
Quello che, credo mi ha aiutato è l'esperienza nell'industria privata, che sviluppò l'allenamento a cercare soluzioni rapidamente e con efficacia, nonchè l'attitudine a stare sempre aggiornato, sul pezzo. Per far questo non è necessario l'approccio dal generale al particolare, ma il contrario: Saper capire quali sono gli elementi che occorre conoscere per risolvere un singolo caso specifico. E questo è oggettivamente difficile in quanto solo la pratica e l'esercizio ti possono consentire di suddividere un problema in task indipendenti da affrontare separatamente. E quà veniamo al primo problema della nostra scuola. Essa si basa, dalle elementari all'università, su un approccio direi storico alle discipline, che diventa oltremodo problematico delle cosiddette discipline STEM (scienze, tecnologia, ingegneria,matematica). La fisica e la matematica non sono la loro storia. In più, per millenni la fisica è stata lasciata ai matematici. Quasi nessun insegnante parte da un fenomeno per ricavarne le sue leggi. Tutti partono da Newton a cui cadde una mela in testa, che non è neanche vero.
Nel mondo della scuola ho sempre cercato di stare aggiornato su quanto succedeva fuori, ed anche cosa si scopriva di nuovo nella disciplina specifica. L'elettronica è come l'anatomia umana, è un campo vastissimo ed ognuno si ricava un ambito da approfondire. Scelsi quelle digitali e basai i miei corsi sui circuiti logici, gli integrati poi man mano, alle reti ed alla robotica, che era l'incarnazione delle STEM. Questo mio spaziare mi portò poi ad avere un esonero, non ricordo come si chiamava, dall'insegnamento ai ragazzi, per avere un incarico da parte dell'allora Provveditorato su un ambizioso progetto di creare a Napoli la prima rete Internet tra la scuole. Eravamo in quattro a gestirlo, di cui solo due sapevano cosa fosse un indirizzo IP. Degli altri due, uno era capace sicuramente di capirlo, l'altro era stato scelto perchè aveva agganci di qualche tipo, cosa molto comune nel nostro mondo. Infatti durai solo tre dei quattro anni, non sopportando la piega che pigliava il progetto, che infatti fece una brutta fine.
Ritornai in sede e mi pigliò l'idea di enfatizzare l'elettronica industriale verso la robotica. Questo è un settore strapieno di problematiche spicciole che richiedono molta teoria! Cinematica, controlli, elettronica di potenza, networking, tutto frullato assieme. Trovai dei fondi con cui acquistare un robot umanoide da assemblare e programmare, due confezioni di lego NTX e, ricordo, un milione di accantonamento per comprare pezzi sciolti. In più attivammo un corso pomeridiano per alunni motivati a cui diedi il compito di rovistare nei rifiuti elettronici della scuola alla ricerca di componenti riutilizzabili. Ovviamente non tutti gli insegnanti erano d'accordo con quanto facevo e facevamo, della serie "anche io dovrei sapere queste cose?" e si vendicavano con gli alunni, direi invano, la mattina, dicendo che perdere il tempo di pomeriggio non gli faceva studiare giacoletto.
Fummo invitati a varie mostre nazionali ed internazionali di robotica, in cui c'era pure l'istituto di Cingolani. Il problema era che gli alunni, a turno ovviamente, dovevano stare alcuni giorni lontano dalle aule avendo a che fare con esperti di altre nazionalità, da pari a pari, e questo faceva imbestialire alcuni miei colleghi. Esperienze fantastiche.
Tutt'ora la mia ex scuola fa queste cose e, devo dire, che molte altre si sono aggiunte, lavorando con sistemi via via diffusisi cone Arduino ed altri simili. Ma, credo, sono sempre esperienze isolate e non sistematiche, quasi pioneristiche.
Le scuole sono luoghi strani: è ritenuto molto più importante farsi cooptare dalla dirigenza o essere, come diceva un mio bravissimo collega, allineati, coperti ed anonimi. Nessuno mai ti chiederà il conto, nessuno ti giudicherà, basta che nell'ora di lezione non voli una mosca. Non importa che spieghi cose che non capisci tu stesso. Non importa se gli argomenti siano compresi.
Le tracce dell'esame di stato. Quà la cosa si fa complessa e spesso ridicola. Io mi immagino la commissione, che è la stessa che ha elaborato gli attuali quesiti del concorso STEM, in un pub strapieno di birre dove ognuno ha portato qualche cosa trovata in posti strani ed usabile per infliggere umiliazione a chi saranno sottoposti i quesiti. Non interessa loro di redigere quesiti mirati alla determinazione di preparazione e competenze anche didattiche, interessa loro sottoporre quiz come se il premio fosse quello della quella trasmissione su rai 1. Una risata, un rutto ed uno sberleffo. Ma c'è un ma.
Il MA è che le tracce non le sanno risolvere nemmeno gli insegnanti. Nulla è cambiato dal mio concorso a cattedre. Molti aspettano le soluzioni pubblicate sui giornali o sui siti dedicati. La mancanza di movivazione, l'assenza di valutazioni, il basso stipendio, la assoluta certezza della propria amovibilità porta il corpo docente ad un comportamento simile ai Kapò di triste memoria.
Queste cose voglio sperare che le conoscano chi si è inventato un concorso col tasso di bocciati del 90%. Se non le conoscono è lo stesso. E' un sistema totalmente sfasciato, anzi, putrefatto.