Forse vado meglio quando non sono tanto sobrio
Fisica etilica-Modello standard e meccanismo di Higgs
Gli amici spesso sono crudeli: ti costringono a fare o dire cose che da sobrio non avresti mai fatto.Modello standard
Discontinuità
Ultime cose
Ultimi Articoli
- materia oscura 22 Luglio 2023
- Il nostro destino è segnato. 13 Luglio 2023
- For all mankind 14 Luglio 2022
- Il futuro di Napoli, Napoli del futuro 07 Giugno 2022
- Come sarebbe tutto più semplice 02 Aprile 2022
- Vecchi ricchi, giovani poveri, la polvere sotto al tappeto 01 Marzo 2022
- Fonti energetiche. prima parte. 02 Dicembre 2021
- Dall' homo sapiens all'homo insipiens 12 Novembre 2021
- Dinamica dei sistemi sociali non isolati 06 Ottobre 2021
- La mia piattaforma 16 Settembre 2021
A vostro rischio e pericolo!
Mah! Spesso sono coinvolto in cose strane. Ma strano, forse, sono io.
Infatti, se avrete la sciagurata idea di entrare nel mio blog, verrete
schizzati in un posto fatto di ologrammi, orizzonti fisici e orizzonti mentali.
Il mio viaggio in America mi ha creato non pochi problemi. Mi ha fatto capire come sia fondamentale, nel giudicare, nel vivere il mondo, la propria condizione economica, sociale, culturale. In altre parole come sia difficile, se non impossibile, essere oggettivi. La California, mai visitata prima, è emblematica. Dopo poche ore sembrava casa mia. E' bastato essere svegliato in un motel sulla west coast da due signori che suonavano e cantavano sul loro suv: diventa un concertino collettivo mattutino, e diventiamo subito amici. San Francisco, poi, è un luogo strano e particolare: inclusivo, facile, la giri da solo in auto, a piedi, in bici, in tram dopo pochi attimi che ci stai. Tolleranti e felici, anche gli ultimi sembrano vivere il loro stato con un non so che di letizia.
San Francisco.
Blues

Mi piace il blues
Luoghi

E' bello viaggiare!
Cose di Fisica

Fermioni o Bosoni?
Oldies

Cose vecchie
Showcase
La Festa
Era una bella festa. Piena di gente che discuteva, si divertiva, che semplicemente taceva. Ma anche di instancabili parlatori. Io gironzolavo un po’ qua ed un po’ la, mi avvicinavo ai capannelli che si era formati e cercavo di ascoltare cosa si dicesse. E cercavo pure di interloquire. In un angolo si trovavano un gruppo di miei coetanei quasi tutti con la barba ed i capelli bianchi, che instancabilmente, direi indefessamente parlavano di politica, sciorinando dati, cifre, date. C’era chi semplicemente denunciava, chi dava ricette a tutti, chi parlava in nome di altri. Mi colpì particolarmente uno che parlava da solo, forse il più saggio. Mi accorsi che per entrare in questo gruppetto non era sufficiente dire la propria, ma era necessario far parte di una cerchia molto ristretta di persone portatrici del verbo, pena l’irrilevanza. Roba, cioè da iniziati, una massoneria laica ed antifascista. Interessanti ma frustranti, alla fine. Dopo aver cercato inutilmente di dire la mia, continuo il mio giro. Vicino alla finestra che dava in un bellissimo giardino deserto, noto un assembramento di donne non più tanto giovani che parlottano a raffica, accavallandosi. Fondamentalmente gli argomenti che trattavano erano gatti o cani, riflettevano di una estetica che inesorabilmente le stava trascurando, ma anche di fatti di attualità legati alle ondate di migranti, rom, costumi da bagno e peppegrillo. Come maschio che perde pezzi per la via, mi sentivo fuori luogo, non mi veniva offerto alcuno spunto senza che io venissi travisato. Forse meglio raggiungere i miei amici musicisti. Strana razza. Hanno un rapporto eternamente conflittuale con un mondo che non li capisce del tutto ed anche, talvolta, con l’altro sesso. Non si capacitano che, malgrado le loro grandi qualità, debbano sopravvivere nei modi più disparati, elemosinando pezzi di esistenza. Meno male che c’era qualche chitarra: suonare è in questo caso molto meglio che lamentarsi. Cerco qualcosa di davvero futile, voglio cazzeggiare. Noto che una serie di persone parlano delle prelibatezze che cucinano. Chi si diletta ai fornelli è impossibile che ammetta che la tua genovese sia migliore della sua. Mi ricordo a questo punto di un fatto di tanti anni fa, non so perché. Invitato ad una cena, trovai in offerta, per poche lire, una bottiglia di Barolo, quella storta e con la polvere attaccata con la colla. La portai ed ebbe un successo clamoroso. Tutti a discettare di aromi, profumi, retrogusti e sentori di rosa mammola. Me ne torno a casa pensando alle scie chimiche condite con lo zenzero, da far mangiare ad un gatto mentre preparo la rivoluzione. Ma non ho ancora deciso né il giorno, né il mese né l’anno. E’ necessario un meet up. Meglio rimandare.
