La mia solitudine è una solitudine di moltitudine.Sono solo in mezzo a tutte le persone che più o meno conosco. Le vedo come me, vivono cercando di sopravvivere. Manca completamente una visione del sè come facenti parte del condominio terrestre, di una visione collettiva. E non è solo una questione spaziale, di volume, ma anche di tempo, di vedersi nel tempo.
Ormai mi sono stancato di pensare agli altri come persone da convicere: non credo più nella tradizionale e consuetudinaria prassi politica: le cosiddette masse popolari non le capisco, forse non le ho mai capite. Per me è inconcepibile che in questo periodo storico sbandino verso modelli totalitari che si ritorcono contro di esse. Non ci so parlare, sono ferme nelle loro terrificanti convinzioni. Questa impossibilità di convincere, che io vivo cpme frustrante, però è stata resa strutturale e creativa nei partiti che ho ingenuamente requentato: partiti-setta che gioiscono nell'essere così piccoli ed insignificanti, che hanno l'unica mission di preservare il loro clan. A loro non interessa avere un progetto, una visione, una prespettiva esterna alla loro sopravvivenza. In questo, ad esempio, Sinistra Italiana è l'archetipo di tale solitudine.
I problemi che ho e che sono i problemi di tutti, richiederebbero tali e tanti sforzi e lotte, inquadrate in una prospettiva radicale, molto radicale, cozzano con la banalità e lo squallore diventati lo scenario imperante.
I soli come me potrebbero dire "ma se anche la cosiddetta sinistra ha abbracciato la visione del mondo della destra, cosa ti aspetti?" Ecco, mi sono rotto anche di questo. la gente potrebbe avere idee di progresso, essere cioè di sinistra, ma in mancanza di un leader, di un partito, di un movimento di sinistra, svirgolano sempre verso forme di nazismo. Odio le masse popolari.