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Non facciamo come la teoria delle stringhe

Nel 1968 un giovane fisico italiano diede il via ad una teoria che ipotizzava una nuova interpretazione delle particelle elementari: esse erano modi di vibrazione di una entità ad una sola dimensione, una corda vibrante, una stringa(corda=string).

La teoria delle stringhe ha monopolizzato la ricerca scientifica fondamentale fino ad oggi. Ha avuto i maggiori finanziamenti, il maggior numero di professori e ricercatori, mettendo in un angolo altri settori di ricerca. Man mano che si sviluppava, diventava via via più complessa, cercando di superare contraddizioni, vincoli, ostacoli matematici e fisici. Ha generato un paesaggio di teorie possibili, il cui numero supera di gran lunga il numero di particelle dell'universo che cerca di interpetrare. Ha creato, inoltre, un atteggiamento settario di difficilissima critica, basato forse sul fatto che è terrificante ammettere di aver perso tempo per 50 anni.

Ma la teoria è affascinante, bella, elegante: pensare al nostro mondo fatto di una danza o di una musica di corde vibranti ha un chè di poetico, accattivante ed anche metafisico.

Ma è probabile che quest'affabulazione sia solo tale, è probabile che la teoria sia sbagliata e non sia la cura per comprendere come funziona il nostro universo.

Non so voi, ma vedo assonanze con la situazione politica attuale, in cui il fascino e la componente giusta ma limitata dell'irrazionalità prevale sulla ragione, E non vorrei che tale situazione possa durare 50 anni, che la fisica ha sostanzialmente perso.

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La casa di carta

Che qualcosa non quadri questo è certo. I soldi è già da tempo che non vengono più stampati da noi ma ci vengono prestati ad un tasso correlato allo spread. Quindi in raltà di Euro ne esistono vari, in funzione del diverso valore del tasso di interesse che i diversi stati riescono a spuntare.

I soldi, i soldi, sono pezzi di carta. E, dopo aver visto la casa di carta, mi immagino questo.

Segretamente la nostra zecca si mette a stampare banconote da 50 euro con numeri di serie non registrati. Ne fa 4000 miliardi. Con molta circosprezione ne immette piccole somme per ripianare il debito e per finanziare nuove assunzioni pubbliche ed aziende con alto valore aggiunto. Altre piccole somme vengono impiegate per risanare i servizi pubblici. Altre ancora per dotarsi di tutti gli strumenti necessari per debellare l'evasione fiscale ed il lavoro nero.

Tutto con lentezza e costanza.

Se questo non lo si fa, non è per impossibilità tecnica o economica, ma perchè si vuole che stiamo male. 

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Oggi, 27 marzo 2018

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Grande disordine sotto al cielo, la situazione è eccellente. Non è solo un aforisma di Mao supercitato, ma una frase che rispecchia pienamente quello che penso. Sono preoccupato, ma una strana serenità mi prende quasi alla sprovvista. Deriva dalla constatazione che è iniziata l'epoca della non ipocrisia. Come se tutti i sottintesi, gli infingimenti, i non detti, le cose dette a bassa, bassissima voce siano finalmente venuti fuori, addirittura deflagrati. E' come quando riesci finalmente a dire al tuo parter di una vita "non ti sopporto più", "non ti amo più", "non ti sopporto più". 

Da quando ero ragazzino odiavo il PCI, revisionista, traditore della rivoluzione fino al punto di volere il compromesso storico temendo il riavvento del fascismo, ma in realtà  flertava con la borghesia e le sue istituzioni. Per me era naturale una sua irreversibile involuzione, di pari passo con quella sindacale, verso i sacri lidi del liberismo, del mercato e dell'ideologia capitalistica. La logica conclusione di questa corsa verso la morte era ed è il renzismo. Finalmente niente ipocrisia, diamine finalmente il palesamento di una scelta voluta, perpetrata e spacciata per l'unica possibile. Noi duri e puri, forti della nostra cultura, studi e tempreti da mille sconfitte, forti di questa nostra capatità resiliente, ci siamo adattati, in fondo ci stava bene perchè stavamo bene. E molti di noi, che hanno costruito la loro vita facendo slalom nel sistema che odiavamo, si sono ridotti a sirene incantatrici di un mondo inesistente. Siamo diventati esperti nei dibattiti e nei convegni, nelle cene, con i nostri amici meno colti che ci divertivamo a sputtanare.  

Ce ne siamo fottuti di quelli non appartenenti alla nostra tribù, alla nostra compagnia di giro, che ci sembrava comprendere ipocritamente tutti, anche a causa dell'avvento dei social, che ha reso globale tale compagnia. Quanti stronzi ci sono, milioni di milioni.

Ma contemporaneamente il frutto avvelenato dell'abbandono delle pratiche politiche e dell'ideologia comunista, socialista, marxista, fate voi, generava un mondo perverso. La globalizzazione amplificava le disuguaglianze tra le classi sociali, i partiti diventavano autorefenziali e centri di potere, la scuola veniva distrutta, la televisione rincoglioniva le masse già atavicamente ignoranti. Un sabba di perversione che ha fatto lievitare, giustamente il disprezzo per tutto ciò che fosse minimamente istituzionale. Con la globalizzazione, inoltre, il nemico di classe sparisce, si nasconde in una nuvola di bit, non è più il classico pardone in grisaglia. Addirittura, se c'è, lo vedi come uno che veste come te, in pullover e jeans.

Logica conclusione di questo andazzo è l'avvento di chi offre cose semplici, ovviamente non facili, lavorando su una parte del nostro corpo sempre volutamente sottovalutata, la cosiddetta pancia, come se noi non fossimo una cosa unica, fatta di testa, cuore, pancia e organi riproduttivi(eufemismo). Abbiamo smesso di parlare alle pancie perchè le avevamo piene e perchè ervavamo e siamo sostanzialmente anaffettivi. 

La gente non crede più in noi, qualunque cosa diciamo, perchè noi non vogliamo bene alla gente, anzi, diciamola tutta, la disprezziamo. Parlo come fatto collettivo, qualche trascurabile eccezione viene tollerata, anche se a malincuore.

Ma, per lo meno, è finito il tempo dell'ipocrisia. La storia ci ha sputtanato, è il momento della chiarezza, della totale scoperta della falsità e dell'inganno perpetrato verso i più deboli che non ci sopportano più. E' finito il tempo del si ma però, del si ma anche, delle frasi fatte, l'Europa dei popoli, l'euro salvifico, delle parole inglesi, delle coperture, Siamo stati bravi a tollerare ed in molti casi ad approvare una grammatica che nascondeva la distruzione di interi pezzi della società, ma ora siamo arrivati dopo all'ammazzacaffè, al rutto scostumato ma liberatorio.

Ripartire a qui., dalla definitiva sconfitta della falsità. La gente chiede questo e per molti, forse troppi di noi è troppo. Ma è anche bello sapere che, se vogliamo ricostruire una qualsiasi cosa di sinistra, lo dovremo fare più col cuore e con la pancia, che con la testa.

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La matematica è arte

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  Un mio amico ha postato il seguente problema geometrico. E mi sono posto questa domanda: "Cosa mi serve per risolverlo, cioè come si risolve? E la conclusione è stata che la matematica, la geometria, sono sì scienze esatte, con le loro rigide regole, ma che la soluzione dei problemi è una forma di arte. In altre parole, è del tutto convenzionale dire cosa sia arte e cosa sia scienza. Vediamo assieme.

Apparentemente è molto complicato, non so cosa fare, come muovermi, quali regole applicare, dato che non vedo simmetrie, cose note e riconoscibili, se non un quadrato e tre segmenti. Boh!

Giusto per fare qualcosa, traccio la diagonale, che so essere uguale al lato moltiplicato per la radice quadrata di 2( lato* √2). Per risolvere problemi di questo tipo, devo conoscere le regole e le leggi, i teoremi e le proprietà delle figure, per lo meno quelle più importanti. Altrimenti faccio il falegname senza sapere cosa sia uno scalpello o un seghetto.

Brancolo ne buio. Sembra che non serva a niente. Ma subentra l'arte.

q2

Comincio a prolungare, è solo un tentativo, il lato di 14, intuendo che tutti quegli angoli retti mi aiuteranno. Infatti...

Domanda: chi me lo vieta? Nessuno! Basta rispettare le regole. ma qui viene il bello, concetto artistico. Spesso ci chiudiamo negli spazi, rimaniamo prigionieri e non ne usciamo. E' necessario coraggio ed apertura mentale, è necessario quello che qualcuno

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 chiama "pensiero laterale". Ritorniamo a noi. Fino a quanto lo prolungo? E quà è necessaria la cazzimma! Lo prolungo fino ad un certo punto, determinato dal fatto che, tracciando da B un altro segmento, esso sia perpendicolare al prolungamento che ho fatto. Ottengo uno strano triangolo, mezzo dentro e mezzo fuori, che è rettangolo, che ha come ipotenusa la diagonale del quadrato e due cateti di cui scopro conoscerne la lunghezza!

Essendo EBCD un rettangolo, avendo quattro angoli retti, i lati opposti sono uguali.  Vedi la figura. Questo mi consente di calcolare i cateti.

Step finale: la parte dei calcoli, noiosa ma necessaria.

Il lato del quadrato è lungo 17.

Senza la fantasia di prolungare quel maledetto segmento non ci sarei riuscito. Ma sono anche certo che sia possibile risolvere il problema in qualche altra maniera, solo che ho trovato questa. voglio solo dire che senza intuito, fantasia, coraggio, la matematica non è nulla. Ed è vero anche il contrario. Qualunque artista usa la matematica e la geometria, spesso inconsciamente, ma non sarebbe nulla senza di esse.

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La musica dei numeri primi

2,3,5,7,11,13,17,19,23,29,31,37,41,43,47,53,…

Sembrano irregolari?  In realtà non lo sono ed è proprio questo che bisogna dimostrare, Qual è la distribuzione dei numeri primi, qual è la legge che lega i numeri primi su i numeri naturali???

 Proprio questo è il KERNEL dell’ ipotesi di Riemann, infatti egli ipotizzò che i numeri primi per quanto possano essere irregolari non lo sono.

Vediamo come :

 Riemann utilizzo la funzione zeta di Eulero nel campo dei numeri complessi.

 Risultava dunque possibile dare un valore alla funzione zeta in corrispondenza di qualunque numero complesso, in modo da poter disegnare il grafico di una funzione che coprisse tutto il piano complesso.

 La funzione zeta di Eulero utilizzata da Riemann.

  image002

 Il tutto lo possiamo scrivere come :image004

    con s appartenete alla classe dei numeri complessi

 Il problema era dunque conoscere la distribuzione degli zeri della funzione zeta e vedere dove si presentassero.Riemann decise di calcolare alcuni dei punti a per vedere con precisione dove si trovassero.
“Quando cominciò ad analizzare l’esatta collocazione di questi punti, ebbe una grossa sorpresa. Invece di essere sparpagliati qua e là su tutto il piano, gli zeri che calcolava sembravano disporsi sul piano complesso su una linea retta con parte reale uguale a ½”.

 Ovviamente, siccome la funzione zeta ha infiniti zeri, Riemann non poté calcolarli tutti. Anzi, ne calcolò solo una piccola quantità. Tuttavia si convinse di una cosa: tutti gli zeri della funzione zeta sarebbero caduti lungo la retta.

 Questa è dunque la congettura di Riemann.

 (se questa ipotesi e’ vera, il problema dei numeri primi e’ risolto)

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