Gli auguri partono sui social media da circa metà dicembre ed hanno un andamento esponenziale fino a cavallo dell'anno nuovo, per poi diradarsi dopo la befana.Sono di vario tipo: scritti ad personam, molto spesso riciclando gif o altre immagini, incominciano pure quelli generati dall'IA. Tutta una corsa a non sentirsi esclusi, una immensa e metastatica ricerca di esistenza nel novero degli auguranti,
Ma cosa è l'augurio? E' probabimente una applicazione del calcolo della probabilità, perdonando la cacofonia. La teoria della probabilità è forse il campo più scivoloso e contraddittorio tra tutte le teorie scientifiche. Millemila libri scritti, nobel assegnati, corsi universitari, ma non esiste una definizione oggettivamente valida di cosa sia la probabilità, uno strano miscuglio tra soggettivismo e formalismo matematico.
Io auguro qualcosa di buono a qualcuno. Cioè spero che qli accada questo e quello, Tra tutte le cose che possano capitare, voglio che la strana roulette della vita estragga solo quegli eventi che portino cose ritenute buone per chi li vive. Buone per te ma non necessariamente per me o per tutti.
Chi fa gli auguri sottintende molte cose, la più importante delle quali è il contesto, il campo di esistenza deli eventi possibili. Lo si ritiene, superficialmente, indipendente dall'esterno, fatto di cose isolate non interagenti . Come estrarre da un mazzo di carte una qualsiasi. Ma una cosa è avere a che fare con un mazzo di carte normale, comprato nuovo dal tabaccaio, un altra è che tale mazzo sia truccato, in cui qualcuno dall'esterno ha sostituito tutti gli assi con tutti due o tre. In tal caso la probabilità che esca un asso è zero.
Voglio dire che sperare che accada qualcosa dipende dalla sua effettiva e concreta realizzabilità, cioè conoscere quale sia la sua effettiva probabilità di accadere, il che implica conoscere perfettamente quali siano tutte le condizioni al contorno che possano determinarne la sua realizzazione. Ciò implica non un attegiamento "fatalista" o neuro, ma un attegiamento attivo e vigile, ineragente coi fenomeni che si vogliano che accadano. Un esempio banale è augurare buona salute ad uno che magna come un pazzo, beve come una Ferrari o fuma come un turco. Se gli voglio bene gli dovrei augurare, o meglio, dire, di smettere di farsi male.
Morale: non augurare buon anno, dato che, come vediamo, è dal 2000 che gli anni sono uno peggio degli altro, in una discesa continua verso la catastrofe, ma augurarsi di lottare, avere la forza ed i mezzi per distruggere questo perverso andazzo.