Non mi ci ritrovo più con nulla. Fondamentalmente la nostra storia, la nostra vita è ormai svolta su due piani duali che si autoalimentano e che interagiscono in modo contradittorio. Da una parte il mondo reale, fatto di cose, di fatti, di sensazioni e di interazioni tangibili, dall'altro la sua rappresentazione con una dimensione in meno, fatta di schermi piatti in cui il tempo scorre dall'alto in basso. I grandi, potenti e spietati padroni della Rete hanno ormai vinto la loro battaglia, spostando un miliardo e mezzo di persone in questo mondo piatto. Ha vinto e prevale il terrapiattismo digitale. Coloro che pensano ancora che la soluzione dei loro problemi avvenga nel primo mondo, sono relegati in un angolo sempre più stretto. La loro trincea si assottiglia sempre di più. Il mondo digitale non è solo quello delle app, dei social media ma anche quello dei sistemi broadcast, che plasmano il mondo di pensiero debole, col semplice trucco di eliminare la spazialità e comprimere l'asse temporale. L'importante, sui social, infatti, è essere veloci nelle risposte, altrimenti si viene relegati in un pattume digitale senza valore, in cui già la bassa autostima subisce un'ulteriore declassamnento. La velocità implica abbandono della riflessione critica e trionfo della epidermica emotività istintuale. Un fenomeno ulteriore che vedo è la recente trasformazione di tecnologie sincrone in asincrone, che spinge verso una "serfizzazione" del loro uso. Ad esempio Wattsapp, che da messaggeria sincrona e pratica di trasforma in un luogo pieno di selfie vocali, spesso lunghissimi, pieni di vuoti, che uno non legge subito, ma quando ha tempo e voglia, snaturando le caratteristiche della app.
Da questo punto di vista, rimango sgomento che queste piattaforme ormai siano il luogo della solitudine, della manifestazione all'esistenza, della ridondanza e della protervia economica, un mix micidiale che crea depressione, senso di inutilità, fristrazione onanistita. Ma questo è il loro scopo, addormentare la ragione e la meditatzione. Io scrivo queste cose sul mio blog, riflettendo e modificando, senza fretta. Io scrivo sul mio pc per essere letto e condiviso, ma fondamentalmente per me stesso, per fissare i miei pensieri di questo momento. Non ho alcuna ansia di far presto, non mi fotte nulla di avere una eiaculazione precoce di likes.
Ma torniamo a noi. Che mi interessa dell'ennesima foto di Salvini o analoghi, che testimoniano questo presente distopico nel loro squallore desolante, oppure lo sfogo di chi cita il tal poeta o il tale piatto di pasta? E' vero, talvolta lo faccio pure io, quando ho un momento di noia. Abbiamo un mondo , là fuori, che sta crepando a causa del capitalismo e noi ci rifugiamo nel terrapiattismo digitale in cui cerchiamo disperatamente di affermare che esistiamo. Ma dove?