23/01/2017

ceti medi

Ceti medi, catastrofi, neoliberismo e socialdemocrazie.

C'è ormai un intreccio continuo tra tutte le crisi attuali: un circolo autosostenente, autoalimentato e sintomo di un male comune. Tale male comune è, secondo me, da ricercarsi in quello che chiamerei "lo stesso palcoscenico". Gli attori cambiano, cambiano le scene, che passano da gelide distese innevate a moltitudini che protestano, a individui (biondastri e riccioluti) che urlano frasi sconnesse da pulpiti di antica memoria in bianco e nero. Ma gli scenografi ed i registi, cioè tutta la backline, non cambiano.

Ceti medi.

Riflettevo su quanto sta succedendo alla classe a cui credo di appartenere, e ho pensato ad un modello fisico, anche se, in realtà, ha anche degli aspetti chimici. la chimica è nel meccanismo di trasferimento della ricchezza, che non è solo spontanea, ma è favorita da un formidabile catalizzatore: la presenza della globalizzazione e, ancora di più, dalla rapina sui ceti medi da parte dei paparoni del capitale finanziario. L'impoverimento, cioè, dei ceti medi occidentali è amplificato dal drenaggio della ricchezza verso strati più ricchi e quello che rimane viene traferito verso aree che ambiscono ad avere, giustamente, il nostro stile di vita. Il risultato tendenziale è una equipartizione della povertà, più che del benessere. E' come se in figura, nella parte in alto, ci fossero delle frecce in uscita, sia da una parte che dall'altra (cioè il sistema è solo apparentemente adiabatico). La sostituzione di tale modello è radicale: aprire il sistema, farlo interagire con l'esterno in modo nuovo. Iniettare in esso energia, informazione, ricchezza prelevata laddove c'è, cioè dal 10% della popolazione che detiene sostanzialmente tutta la ricchezza mondiale. E' necessaria, cioè, una politica mondiale di redistribuzione della ricchezza. L'accumulo attuale dei profitti, basato su logiche neoliberiste è incompatibile con l'equilibrio mondiale del benessere. e qui veniamo al dunque.

Neoliberismo.

Chiunque parli ormai che il neoliberismo ha anche un volto umano, progressista, mente sapendo di mentire. Evidentemente ne ricava vantaggi personali. Comprensibile, ma da combattere. Esso è l'aspetto attuale del vecchio capitalismo, parola forse un pò demodè ma sepolta nella triste retorica della crisi delle ideologie. Il capitalismo sta raggiungendo l'apice estremo della sua crisi strutturale. Distrugge ricchezza anzichè crearne, e quel poco che c'è lo concentra in pochissime mani. La retorica della crisi delle ideologie è stata usata molto efficacemente per addormentare le coscienze, anzi, per distoglierle creando falsi nemici: gli immigrati, la microcriminalità, i diversi in genere, ricreando un habitat in cui i soprusi veri diventano soprusi locali, quotidiani, in un processo autosimilare e schizoide. La violenza, l'egoismo e la sopraffazione come sistema di vita personale, in un si salvi chi può senza scampo. Ma è una logica perversa. Il profitto personale non è più compatibile con quello collettivo o meglio, con quello golbale, in cui inserire pure la nostra terra. La quale è arcigna, cattiva, vendicativa, giustamente. Mi affaccio dal valico di Chiunzi, in Campania, e vedo milioni di luci accese sotto al Vesuvio. Una distesa oscena di egoismi masochisticamente votati al suicidio. Non dovrebbero essere là, sarebbero dovuti andar via ieri, ma nessuno fa nulla. Catastrofe evitabile ma plasticamente reale, che accadrà.

Socialdemocrazie.

A qualcuno è venuto in mente che si potesse migliorare il mondo con un semplice maquillage del capitalismo: renderlo umano, coniugandolo col benessere sociale. Cambiare un pò la scena ma mantenere il palcoscenico. Abbiamo perso sessantanni in questa che non so se sia una illusione o una scelta deliberata, forse è un putrido mix. Il risultato è, tenendo anche conto di quanto detto prima, assolutamente perverso. Crisi economica mondiale, crisi sociale, morale, culturale, anche psicologica. Nella gente si è, più o meno incosciamente, fatta strada che i soprusi fossero mascherati da una parvenza perbenista e tollerante, ancora più odiosa.  Uno sfruttamento dal volto umano, con la vasellina al posto della carta vetrata. Raffinato gioco di mascheramento, in cui la stampa, la televisione, i social network, Internet stessa, hanno agito per dislocare i veri problemi e quasi ogni possibilità di risolverli. E' secondo me, la più grande invenzione del capitalismo moderno. Ma la storia rende giustizia. Il combinato disposto tra socialdemocrazia ed imbarbarimento esistenziale, ha portato all'avvento dei populismi, plasticamente rappresentati da Trump e da Grillo. Tutta la diatriba tra Clinton e Trump mi lascia perplesso, essendo l'una la causa dell'altro. E, come si diceva ai tempi di Berlusconi, meglio l'originale che una paccottiglia ipocrita.

Come uscirne?

Lascio a voi le risposte, ma naturalmente alcune precondizioni devono essere obbligate: abbandono di ogni possibilità alla socialdemocrazia, recuperare la pancia delle persone in una prospettiva anticapitalista fatta di solidarietà non solo tra umani, ma anche tra umani e natura. Ormai il nostro pianeta si sta rivelando piccolo e fragile e potrebbe incazzarsi molto.

 

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