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L'uomo ad una dimensione in meno.

Ci stiamo sempre più avvicinando ad un mondo in cui le dimensioni variano a seconda dell'angolo della visuale. Mentre per pochi continua ad essere quadridimensionale(tre dimensioni spaziali più il tempo), me per il resto si incominicia a perdere una dimensione spaziale. Tutto si sta appiattendo sullo schermo dei nostri disposivivi digitali, facendo perdere la dimensione spaziale delle nostre interazioni e dei nostri problemi. Anche per il tempo, devo dire, si sta rivedendo la sua intrinseca natura, essendo ricondotto ad uno scroll sui videoterminali. Tutto sembra ricondursi ad una serie di atomi di presente, senza più nè storia nè memoria. Una degenerazione della visione di Barbour, filosofo dell'assenza del tempo.

I fatti che stiamo vivendo stanno estremizzando questo processo che ha ormai origini più che ventennali. Secondo me l'origine è da far risalire alla fase storica dello sviluppo capitalistico che di è finanziarizzato in sinergia con l'enorme incremento di potenza delle mtecnologie informatiche.Sono venuti a saltare tutti i vecchi meccanismi del rapporto capitale-lavoro, rendendo sempre più gassoso il rapporto tra chi lavora e chi detinene gli strumenti di produzione. La suddivisione classica delle classi sociali non è più valida. Anche quella culturale. Il titolo di studio o quanto si sia letto non bastano più a garantire un preciso posto nel mondo. Il rischio che si sta correndo è che c'è l'avvento di una nuova super-classe di sottoproletariato non più palesemente straccione, ma intrinsecamente legata ad i suoi classici stilemi: egoista, legata al solo presente di sopravvivenza, famelicamente avversa all'altro, visto come umani o come ambiente. Sottoproletari con casa, suv, vacanze sulla neve magari, ma con alcun valore della propria vita e delle proprie cose. Ovviamente tale classe non ha coscienza di sè e lotta contro tutto, tutti sono nemici. ma non lotta in senso classico, non ha piazze reali o cassonetti da rovesciare, ha solo da difendere la propria individualità e la propria roba. L'unica piazza in cui manifesta palesemente il proprio rancore è quella virtuale.

E' estremamente facile comandare in una situazione come questa. Le ologarchie hanno a disposizione praterie di uomini-atomi scorrelati ed in fondo disperati che riescono ancora a soggiogare alimentando la loro frustrazione elargendo modelli di comportamento e beni materiali di sopravvivenza, la maggior parte legati ad effimero consumismo.

La vera tragedia dei nostri tempi non è però neanche questa. E' quella di una opposizione di classe che rinunciò a lottare, sperando, anzi credendo che lo sviluppo capitalistico fosse controllabile e correggibile. Non ha solo perso il seguito, ha perso l'anima ma soprattutto ha perso la capacità di analisi del presente. Non offre più modelli e prassi alternative. Ha perso.

 

 

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