Io e il movimento 2

  1. 1.La scienza dello scienziato pazzo.

“Plusvalore relativo.

Incremento di valore ottenuto attraverso un più intenso sfruttamento della forza-lavoro, senza tuttavia aumentare il numero delle ore di lavoro.
Ciò è possibile grazie all'introduzione di tecniche lavorative o innovazioni tecnologiche che permettono, a parità di ore lavorative, di aumentare il volume produttivo. In questo caso il maggior profitto dell'imprenditore è dato dall'aumento di produttività dei lavoratori, al quale non corrisponde un aumento dei salari.”

Alternavo al suono e alla fisica nucleare un’altra attività maso-politica: lo studio del Capitale. Avevo sciaguratamente (io, studente di fisica) scelto una tesi di ingegneria. Quindi abbandonai la sofisticata (ed un po’ snob) nuvola di ovattata astrazione tipica della mia facoltà per immergermi nel caos vitale e cosmopolita e transnazionale (Napoli, Campobasso, Ariano Irpino, Calitri eccetera) del Politecnico. Ogni sperduto paesello dell’Italia meridionale e della Grecia aveva un suo rappresentante.

Un bel giorno capitò da noi un tipo che veniva da Milano, credo si chiamasse De Filippis. Era un filosofo che apparteneva all’area intellettuale del MS. Non ricordo bene come avvenne, ma ci mettemmo a studiare gli aspetti relativi al concetto di plusvalore relativo, partendo da Marx e passando per Lenin e Stalin. Volevamo dimostrare che anche il lavoro intellettuale, nella società capitalistica, era inquadrabile in questa definizione. Quindi anche il lavoro, non solo dei tecnici, ma anche quello scientifico, non solo applicato ma anche di base. Basta cioè pensare per fare il gioco del padrone.

Se ci fate caso, non era una cosa del tutto campata in aria. In ultima analisi uno studioso di teoria delle stringhe cosmiche, nel nostro ordinamento sociale, attraverso una serie di passaggi intermedi non facilmente definibili, ma certamente esistenti, aiuta a fottere l’operaio di Pomigliano, in combutta con Marchionne.

Quando ci sentimmo sufficientemente preparati, organizzammo un seminario di approfondimento ideologico. Parteciparono molti studenti ed io e De Filippis illustrammo i risultati del nostro studio. Parlammo per ore ad una assemblea che man mano credo andò in trance. Nessuno credo capì nulla, neanche noi. Il seminario si chiamava:

“Neutralità della scienza: imbecillità o malafede?”

P.S.: credo che dopo questo seminario qualche sopravvissuto mi abbia soprannominato “lo scienziato pazzo” ( a ben vedere non aveva torto)

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