Come uscirne?

Dopo quanto successo a Parigi, sono tentato anch'io a dire la mia, in questo immenso dibattito che ovunque si è generato.

Dunque, se analizzo il mondo in cui siamo tutti calati, osservo che è un sistema ormai entropico molto lontano dall'equilibrio ed ad altissimo disordine. E come la teoria dei sistemi complessi insegna, sono possibili "collassi entropici locali", cioè possono insorgere zone in cui è riconoscibile la struttura, in cui c'è un ordine riconoscibile. Tale ordine può essere universalmente condiviso oppure riconisciuto tale solo in prossimità di esso.

In parole povere l'insorgenza di fenomeni terroristici è nella struttura stessa del sistema, un suo dato strutturale. Ed esistono parti di tale sistema che lo riconoscono come positivo e come dire, "obbligato". Tale riconoscimento non è frutto della mera contingenza, ma si basa pure sulla storia, sull'antichità di problemi ed anche ideologie, credi religiosi consolidati. Quindi di molto complessa analisi e di ambigua estirpazione. Ambigua perchè si misura con altri credi, usanze e storie che non è affatto semplice definire come migliori, stabilendo gerarchie di primati o di valori. Ma diamo per scontato che quanto abbiamo realizzato nel mondo occidentale sia migliore. A questo punto vediamo come sia possibile, in linea di principio, venirne fuori.

Agire su un sistema vuol dire analizzarne, e proporre soluzioni ed interventi, in due aspetti del comportamento di un sistema, il transitorio ed il regime. E vedo che dovunque, sui giornali, parlando con la gente, in televisione e sui social network, si commettono sempre gli stessi errori, spesso voluti e consapevoli. Si confonde la fase transitoria con quella a regime del comportamento dinamico del sistema. Il sistema è quello globale, il nostro mondo attuale, sia chiaro.

Nel caso di Parigi, si può dire che il transitorio sia il dato di cronaca: morti, sparatorie, sangue, urla, la sofferenza resa purtroppo orrendo spettacolo massmediologico, a cui corrisponde la disumana crudeltà di  individui che non esitano ad uccidere ed uccidersi in nome di un Dio.  Ed è corretto, in questi casi affrontare il problema con tecniche transitorie, "ad hoc". Blindarsi, rinunciare momentaneamente alle caratteristiche di uno stato di diritto, stanare i fetenti. Ricorrere a metodi di intelligence più o meno leciti eccetera.

Ma ovviamente non basta assolutamente: sono espedienti tattici che possono avere risultati decenti sul breve termine, ma sul medio/ periodo possono addirittura avere risultati controproducenti. 

E' quindi indispensabile affrontare il problema del lungo termine (andamento a regime). E qui si scoperchia il vaso di Pandora delle politiche che l'occidente, da ormai mille anni, fa nei confronti dell'oriente, ma dire anche dell'Africa, di tutti i luoghi cioè non occidentali. Politiche che hanno componenti religiose (affermazione del proprio Dio), etiche (il laicismo, la tolleranza, "la rivoluzione francese" eccetera), economiche(fonti energetiche, droga, materie prime), politiche in senso stretto(strategie di controllo e dominio degli scacchieri geografici). E qui c'è lo sgomento di notare come tali interventi non possono se non portare a fenomeni come il terrorismo, guerre locali, morti per fame o malattie, un immenso desiderio di rivolta e di odio verso noi occidentali.

Postilla ovvia: il terrorismo stesso viene utilizzato come strumento di dominio, solo che gode di una strana proprietà: si rivolta contro i suoi creatori, in un feedback distruttivo.

Mi sembra di ritenere, quindi, che una possibile soluzione sia quella di aggredire l'andamento a regime, cosa molto molto ardua giacchè presuppone un ribaltamento di quanto elaborato e fatto dall'occidente dalla caduta dell'impero romano, come minimo. 

Qua mi fermo, per il momento.

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