Scienza e Politica

Le scienze cosiddette esatte, come la matematica e la fisica, esistono per rappresentare il mondo in modo semplice, per esaltare il reale attraverso l'astrazione logico-formale. Nelle formule chedesemplificazione fanno parte di una teoria, c'è la massima espressione della sintesi di ciò che accade. Le quattro equazioni di Maxwell, l'equazione di Einstein, l'equazione di Schrödinger non fanno altro che prendere un'intera classe di fenomeni che accadono e spiegarli con il linguaggio della matematica, che è il linguaggio con cui parla l'universo, anzi, secondo alcuni, che "è fatto" l'universo stesso. In queste equazioni non solo si spiega come vanno le cose ma come tali cose si trasformano, come evolvono e come saranno. Esse, cioè, hanno anche il potere predittivo. E sono anche democratiche, modeste, quasi umili nel loro aspettare che qualche nuovo fenomeno sia in contrasto con esse. In questo caso, ricomincia la giostra nel trovarne di nuove, a cui corrisponda un sem

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plice aggiustamento di paradigma o, spesso, una rivoluzione. La scienza è questo. la scienza dovrebbe essere questo. Dovrebbe cioè semplificare, facendo un lavoro incessante e certosino sfrondando l'ingannevole apparenza dai dettagli superflui e spesso fuorvianti per pervenire ad un quadro semplice ed anche bello esteticamente. A destra, invece, vediamo

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come, invece, applicando in modo rigoroso le regole della matematica, otteniamo il banale risultato 1+2=3 attraverso un processo lungo, tortuoso, un autentico incubo. Il questo caso si compie un atto di sofistica disonestà: lo sfoggio di bravura, che diventa uno scudo, anzi, meglio, un piedistallo su cui mettersi per dimostrare la propria superiorità intellettuale.

Gli ultimi 30 anni della fisica sono stati segnati dall'avvento della teoria delle stringhe. Non voglio dilungarmi sulla sua descrizione e sui suoi risultati, ma, secondo molti addetti ai lavori, ha costituito un grosso problema per lo sviluppo di tutta la fisica, sia per motivi ontologici che organizzativi(cfr Lee Smolin, nel suo libro A Trouble with Physics (2006)) e questo articolo. Ormai si parla di crisi di questa teoria, che è ritenuta "too big to fail", avendo impegnato risorse umane ed economiche enormi. Ma le sue implicazioni (supersimmetria, le scale di Planck) tardano a venire, del resto è poco fisico avere una teoria non verificabile.

TOO BIG TO FAIL. L'avete già sentito da qualche parte? Assomiglia al mantra del turbocapitalismo finanziario, così come al fallimento di grandi nazioni per il loro debito pubblico. La scienza, cioè, come la politica, la finanza, sono cose umane e dipendono dai rapporti di forze. Ancora un gioco di parole, forze, che si presta a molte imterpretazioni ed Einstein dedicò la sua vita a smantellarne l'ambiguità semantica. Così come in quella figura per arrivare al risultato banale 2+1=3 impiego un'orgia di formule, così come la teoria delle stringhe impiega uno spazio a 10 dimensioni per esplicarsi in una matematica bella ed impossibile, la politica attuale nasconde  sua proterva inanità dietro un muro fatto di ineluttabile necessarietà. Così come i fisici stringhisti non hanno ancora fatto mente locale al probabile fallimento di una vita sprecata a raggiungere un santo graal che si allontana sempre di più, e questo costa moltissimo in termini anche psicologici, ma anche di potere acquisito, anche il turbocapitalismo attuale non crollerà sua sponte, mancando, un modello alternativo coerente, forte e credibile.

A latere, come una sorta di fattore di scala autosimilare: sono coinvolto in fatti politici locali ed anche di più e  le nostre riunioni sono  fatte da stringhisti: adorano rendere compesse cose semplici, illudendosi che parlare un'ora di acqua calda in modo sapiente e documentato sia un atto di esistenza.

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