Napoli, città quantistica, continua...

bordi

 

 

 

 

 

 

napoli

 Se vado a Milano, a Roma, in qualsiasi altro posto, so grosso modo cosa mi aspetta. la rappresentazione che ho di questi luoghi si discosta poco da ciò che troverò e, se troverò qualcosa di diverso, lo saprò inquadrare rapidamente in uno schema. Questi luoghi sono classici: esistono indipendentemente da me e posso sperimentare su di essi altrerandone le caratteristiche in modo controllato. Possono anche sopraffarmi, ma sono sempre diversi e separati da me.

Napoli non è così. L'atto di osserverla la rende reale ed è reale per me in modo diverso da come è reale per un altro. Ogni istante essa cambia e cambia il modo con cui mi rapporto ad essa. Non c'è modo, anzi è inutile ed illusorio averne una rappresentazione astratta. Essa colliderà con ciò che sperimento, rendendola sempre diversa.

Napoli è una nostra costruzione, o meglio, rinasce da come la osserviamo. Per questo affascina, per questo è unica. E' un luogo quantistico. Vediamo le tavole di Moebius che in qualche modo rappresentano questa unicità.

Anche nella politica si nota tale profonda differenza. In molte organizzazioni politiche si avverte una sorta di grossa difficoltà nella capacità di incidere efficacemente nel reale. E, per paradosso, proprio in un luogo molto fervido ed attivo. Come può essere?

Un'ipotesi può essere quella del bordo, confine, muro. Abbiamo tutti bisogno di perimetrare il nostro luogo di azione, di definire gli ambiti in cui possiamo muoverci. Tali ambiti determinano sia "con chi" muoverci e sia "contro chi" muoverci. Il Muro di Berlino costituiva, in questo senso, l'emblema sia fisico che metaforico della nostra azione politica, con la sua plastica icona. Altri muri esistevano negli anni 60/70, il Vietnam, la Cina di Mao, l'imperialismo Americano. Ma anche le facce di Fanfani, Andreotti, facce proterve e feroci, come quelle di Nixon. Non è, inoltre, estraneo questo fenomeno, oggi, in molte parti di Italia, dove, ad esempio, le amministrazioni locali sono viste come un qualcosa di distante ed avverso, come muri o bordi contro cui scontrarsi.

Ed infatti notiamo il quei luoghi una ripresa, da parte della sinistra "storica", che coincide con la sinistra agè, del dibattito politico, con assemblee numerose e partecipate. Molto successo stanno avendo le assemblee filo-Brancaccio, capaci di rimobilitare molti compagni su un progetto di alternativa. A Napoli, no. E, secondo me, un motivo esiste. A Napoli con c'è bordo, non esistono muri, non esiste la presa del Palazzo d'inverno. Una  governance schiumosa, che è indefinibile dire se di destra o di sinistra, la presenza di una diffusa protesta proveniente dal movimentismo sono cose che instante dopo istante spiazzano nello spazio e nel tempo coloro che credono ancora in una politica strutturata, fatta di categorie consolidate. E' come una "schiuma di spin" quantistica, una lacerazione dello spazio tempo microscopica in cui sia lo spazio che il tempo vengono continuamente distrutti e ricreati. A Napoli è sempre tutto più difficile, essendo unica.

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna

Print Friendly, PDF & Email

Related Articles

Io e il movimento 3

Io e il movimento 2

Io e il movimento 1